Vera(mente)Torino: il San Simone
La nostra guida Vera ci racconta le curiosità e le caratteristiche della città di Torino
A Torino è un rituale: a fine pasto non può mancare un bicchierino di San Simone, l'amaro alle erbe. Per il suo profumo intenso, le proprietà benefiche e una lunghissima storia alle spalle, è difficile da essere confuso con qualche altro amaro.
L'amaro San Simone, credits from amarosansimone.com
Ma scopriamo insieme la sua storia, partendo dal nome.
A Torino, nel 1500 c'era una confraternita di monaci che viveva nella contrada Dora Grossa, l'odierna via Garibaldi, all'altezza di via San Francesco d'Assisi. Lì c'era una piccola chiesa intitolata ai santi SImone e Giuda Taddeo, di cui si erano perse le tracce fino al 2013, in cui durante i lavori di ristrutturazione del teatro Garibaldi sono riemersi i resti. Questi monaci di San Simone erano esperti delle proprietà di piante, radici e dei loro frutti e creano dunque un depurativo alle erbe. Si credeva inizialmente che fosse un rimedio contro la febbre e la malaria.
Agli inizi degli anni cinquanta, negli archivi dell'antica Officina Farmaceutica San Simone viene ritrovata la ricetta di questa bevanda alle erbe creata nel 1500 dai monaci. Alla ricetta originale vengono aggiunti alcuni ingredienti per migliorare il gusto e renderlo più gradevole ai clienti. Intorno al 1960, si raggiunge l'atttuale formula dell'Amaro San Simone: 34 piante e erbe selezionate, provenienti per la maggior parte dal territorio circostante.
L'azienda San Simone - ancora oggi con la sede a Torino - decide allora di non destinare la bevanda solo alle farmacie, ma di allargare la clientela.
E ancora oggi, con una temperatura alcolica di 26 gradi, servito a temperatura ambiente puro, oppure con il ghiaccio, o con mischiato con una tazzina di caffè, è tra i rituali preferiti dei Torinesi, non solo piace anche ai Romani e ai Milanesi, dopo i pasti.